E’ da un anno che sto osservando la crescita di quattro piantine di glicine…
Raccolsi i semi in un paese che si trova nel cuore della Sardegna, Sorgono, e li portai nella mia città, Torino.
Era la prima volta che mi cimentavo in un esperimento di tale portata: far attecchire i semi di una pianta in vasi tenuti su un terrazzo in città, per di più in una città del nord Italia, con un clima molto diverso dal luogo in cui si trovavano i semi e la pianta che li ha generati.
Quello che notai è che in poche settimane vidi spuntare dalla terra ancora bella scura e ricca di elementi nutrienti quattro virgulti, timidi e indifesi. Sin dall’inizio cercai di proteggerli dagli acquazzoni, dalle grandinate improvvise, dal sole rovente.
Le mie cure furono così apprezzate che i virgulti divennero presto piante con foglie abbondanti e verdissime. Ero proprio orgogliosa di loro…..e di me.
Speravo di poter presto godere anche dei primi fiorellini, ben sapendo che la pianta era ancora troppo fragile per poter sostenere il peso del fiore del glicine: rigoglioso, di colore lilla e profumatissimo.
Ben presto seppi da un mio amico vivaista che una pianta di glicine nata da seme produce i fiori solo dopo almeno 6/7 anni dalla nascita e che questi anni sono fondamentali per educare questa pianta rampicante con l’aiuto di strutture autoportanti e ben robuste.
Onestamente ci rimasi subito male. Al giorno d’oggi non si è più capaci di aspettare così tanto per vedere i frutti del proprio lavoro. Ormai siamo abituati ad avere tutto e subito….a portata di un click.
Con l’Aikido, il mio Maestro spesso ci ricorda che non è poi così importante il traguardo, la meta, ma che è il percorso per raggiungerlo, vissuto istante per istante, con consapevolezza e attenzione, a fare di noi quello che siamo, a fare la differenza.
Sarà vero? Perchè no! Questa è l’occasione per me per sperimentarlo. Voglio gioire per ogni singola nuova foglia nata dalle mie piantine, voglio superare la preoccupazione per ogni attacco sofferto a causa dei parassiti, voglio aiutare le mie piantine a crescere aggrappandosi alle strutture che ho fissato per loro e a irrobustirsi.
E’ trascorso un anno e posso dire di aver imparato moltissimo da questo esperimento, da questo percorso.
Sembra assurdo da credere ma posso garantire che le quattro piantine, nate da semi della medesima pianta/madre, hanno quattro modi diversi di crescita e, mi viene da dire, quattro caratteri diversi. Esatto, proprio come dei bambini, ciascuna pianta mi esprime la sua essenza interiore, unica, personale.
Solo una delle quattro piante ha avuto una crescita letteralmente esplosiva capace di allungarsi di oltre tre metri dal vaso. Si è impossessata del tubo esterno della grondaia durante una mia assenza vacanziera… al rientro rimasi esterrefatta e preoccupata per i danni che avrebbe potuto causare al condominio. E’ proprio grazie a lei che ho preso la decisione di comprare un enorme arco in metallo su cui far crescere le quattro piantine. (Mio marito può confermare la sua gioia nel dedicare due ore a montare questo arco ordinato on-line e proveniente sicuramente dalla Cina ove ogni pezzo non voleva combaciare all’altro…) Con molta delicatezza e attenzione riuscii a srotolare la pianta dal tubo e la rieducai riarrotolandola questa volta a un tubo di questa struttura ad arco. Risultato: metà arco è già coperto dal suo fogliame. Il carattere di questa pianta mi ricorda quei bambini che sin dalla tenera età sembrano indipendenti, spavaldi e vogliosi di andare in braccio a chiunque gli regali un sorriso. Non sono per niente “mammoni”. Ben presto si troveranno a studiare lontano da casa sperimentando la libertà e l’autodeterminazione. Io li chiamerei: i giovani/adulti.
La seconda piantina è l’esatto opposto. E’ cresciuta meno di un metro ma ha irrobustito più di tutte le altre il proprio tronchetto. Si è aggrappata al bastone alto solo un metro, che misi l’anno scorso, e lo ha letteralmente circondato più e più volte. Appena raggiunta la fine del bastone si è fermata e non ha più voluto crescere in altezza. Il carattere sicuramente insicuro di questa pianta mi ricorda quei bambini che piangono sempre. Basta che vedano un estraneo e piangono, se la loro mamma si distrae piangono ancora di più e se qualcosa li spaventa il pianto diventa grido insopportabile all’orecchio umano. Questi bambini difficilmente lasceranno la casa d’origine e, se i genitori non staranno attenti, non se ne andranno mai. Per loro le comodità e le certezze saranno prioritarie rispetto alla voglia di uscire dal proprio guscio e provare a fare una propria famiglia. Io li chiamerei: gli eterni bambini.
La terza piantina ha sviluppato sin dai primi tempi due rametti gemelli. Entrambi sono cresciuti di pari passo: lentamente ma progressivamente. Hanno condiviso lo stesso seme, la stessa terra, lo stesso bastone. Col passare del tempo si sono irrobustiti a tal punto da non aver avuto bisogno di aggrapparsi al bastone. Il loro equilibrio perfetto basta a farli crescere in completa autonomia. E’ un equilibrio sicuramente degno di ammirazione ma, nello stesso tempo, preoccupante. Cosa succederà se questo equilibrio dovesse perdersi col tempo? Si creerà un nuovo equilibrio o sarà la fine per entrambe? Questa pianta mi ricorda quei bambini che sin dall’asilo sono alla ricerca del “migliore amico”: di quel compagno su cui potersi affidare e crescere insieme. Sono quei bambini che crescendo non accettano che il migliore amico d’infanzia abbia anche altre amicizie. Nel periodo dell’adolescenza considerano tradimento il fatto che il loro migliore amico abbia preferito la compagnia di una ragazza alla sua. L’equilibrio che si era formato in tenera età si è rotto con la crescita e, per uno di loro, si è evoluto nella maturità mentre, nell’altro, si è trasformato in vittimismo. Io li chiamerei: bambini vittimisti/paranoici.
La quarta ed ultima piantina ha una ulteriore caratteristica propria. Ha avuto una crescita oltre la media ma non tale da avvicinarsi alla prima piantina descritta. Ha sfruttato il bastone che aveva nel vaso per ben radicarsi ma, una volta superato il bastone, ha proseguito la sua crescita senza una volontà specifica. Rispetto a tutte le altre piante non ha per niente irrobustito la base infatti, dopo un anno, ho potuto srotolarla dal bastone per arrotolarla alla nuova struttura ad arco senza alcuna difficoltà. Ha preso subito la forma che le ho dato senza lamentarsi, senza provare a srotolarsi. Per un certo aspetto mi ha reso il mio compito di educatrice fin troppo semplice…. Questa piantina mi ricorda quei bambini privi di personalità. Da ragazzini non hanno mai un’opinione propria e tendono a seguire in tutto e per tutto il capobranco. Non avendo delle basi robuste, alle prime difficoltà tenderanno ad abbattersi ma, se ben consigliati e supportati, saranno in grado di recuperare velocemente. Nonostante le sofferenze o le violenze subite tenderanno a dimenticare in fretta e a rifarsi una vita, apparentemente libera, ma nello stesso tempo fragile. Io li chiamerei: bambini conformisti/alternativi.
Quante cose ho potuto imparare in un singolo anno di cammino con le mie piantine!
Chissà se fra 6/7 anni potrò ammirare la maestosità dei fiori delle mie piantine…non posso saperlo perché fa parte del futuro…. ma sono più consapevole del fatto che in un solo anno di cammino ho potuto imparare molto da loro perché il presente merita di essere vissuto pienamente.
Il mio Maestro aveva proprio ragione: se si hanno gli occhi e il cuore aperti, ogni singolo istante, vissuto in piena consapevolezza, è un momento di crescita che non si potrà più ripetere perché unico. Perciò viviamo il “qui ed ora” con la consapevolezza che abbiamo una meta da raggiungere ma che il percorso da seguire è altrettanto interessante e importante per noi….per me.
Discalimer Photo by Owen Yin on Unsplash
A volte e piu semplice ricorrere al castigo o alzare la voce, cose che, pero, non fanno altro che rendere piu intense le emozioni negative del bambino, la sua frustrazione e persino la sua bassa autostima . Non capiremo mai perche alcuni bambini vengono al mondo con un carattere piu complesso di altri. Invece di cercare una ragione al carattere difficile dei nostri piccoli, dobbiamo accettare semplicemente che c e chi ha bisogno di piu attenzioni.